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Risveglio
- Rebecca. Piccola - Mmmh - E’ ora - No - Svegliati Rebecca. Dai - Ancora cinque minuti - E’ già tardi, forza - Dove dobbiamo andare? - In Centro - Ho sonno - Dai, vieni - Sono stanca - Becca, dai - Mamma - Si? - C’è Matteo? - Oggi non c’è - Non è in camera sua? - No - E il letto? Com’è? - Matteo oggi non c’è - L’altra volta c’era, mi sembra - Credo di sì - Quando è stata l’altra volta? Matteo era piccolo, vero? - Sette, forse otto anni. Era piccolo - Non ce la faccio, lasciami qua - Forza Rebecca, alzati. Dobbiamo andare - Ma ci sarà la prossima volta? - Matteo? - Sì, Matteo - Io non lo so Becca, non te lo so dire. Mi dispiace. Anche per me è difficile ma funziona così. Oggi ci siamo noi due e dobbiamo andare. Pensiamo solo a questo, va bene? - Mi manca Matteo - Lo so. Ma se inizi a vivere questo giorno, ti passa - Non mi ricordo se poi mi passa - Dai, vieni - E se questa volta me ne restassi qua? - Tesoro, piccola, lo sai che non puoi. Non fare così, è peggio - E’ peggio in ogni caso, tanto vale provare un peggio diverso, no? - Credo sia sempre meglio il peggio che conosciamo piuttosto che un peggio ignoto. Vieni Becca, siamo insieme, come sempre - Sempre? come fai a esserne sicura? - Lo so - E come lo sai? Non c’è stata qualche mattina in cui ero io quella assente e c’era solo Matteo? Oppure mancavamo tutti e due? Perché non ricordo le mie assenze? Perché’ ogni volta è doloroso e triste? Anche quando ci siamo tutti è triste? Tu lo sai? Dimmelo! Sono triste anche quando ci siamo tutti? Mi manca il respiro - Calmati, tirati su e respira piano - Non riesco - Becca non piangere, peggiori le cose. Stai calma e respira piano. Shhh calma, lenta, chiudi gli occhi. Dentro piano e fuori piano. Brava. - Vorrei non esserci, come Matteo - Ti lascio a letto ancora cinque minuti, poi andiamo veloci e facciamo colazione al volo in centro. Ok? - Possiamo farlo? - Certo che possiamo, perché? - Va bene anche se cambiamo programma così, all’improvviso? - Non è un cambio di programma, le cose vanno come devono andare. E va bene anche così - Ok, cinque minuti. Grazie - Ti voglio bene Becca - Anch’io
Viaggio
- Fa freddo - Forse dove sei tu, qui da me fa caldo - Non ho voglia di ridere oggi - Io però ci provo sempre - Stavo pensando una cosa - Dimmi - Queste persone, tutte o alcune di loro, sono come noi? - Come noi, come? - Che devono fare quello che dobbiamo fare noi? - Quindi la domanda è “fanno come facciamo noi?” - Sì, fanno quello che dobbiamo fare noi? - Non lo so - Non possiamo chiederglielo? - Ma… - Perché non dovremmo chiederglielo? E’ una domanda come un’altra. Domandare è lecito… - Più che lecito direi che è possibile - Tu non lo vuoi sapere? - Non lo so - Non ci credo. Non lo vuoi sapere? - Ho detto che non lo so. Non ci ho mai pensato seriamente - Forse non ci devi pensare seriamente - Dobbiamo scendere - Addio domande - Ne incontri ancora parecchia di gente oggi, puoi chiedere a chi vuoi. Se davvero lo vuoi - Io lo voglio - E cosa gli chiederesti a questo fortunato? - Gne gne gne, gli chiederei “perché sei qui adesso?” - Mmh. Bella domanda. E ti andrebbe bene qualunque risposta o te ne aspetti una in particolare? - Cosa vuol dire? - Se ti rispondesse “non lo so”? - Non ci credo - E se rispondesse così? - Allora chiederei a un altro, finche’ non ne trovo uno che sa qualcosa - Becca, tutti noi sappiamo qualcosa ed è tutto quello che dobbiamo sapere - Matteo ti ha mai chiesto qualcosa? - Mi chiesto tante cose Matteo - Lo sai cosa intendo - No, non mi ha mai chiesto niente - Com’è Matteo? - Com’è Matteo?! - Non mi ricordo se è gentile - Sì, lo è - Sento che sta per mancarmi il respiro - Andiamo a sederci in quel bar, facciamo colazione e ci riposiamo un po’ - Voglio sedermi qui - Per terra? In mezzo alla piazza? Dai forza - Se Matteo è gentile ho bisogno di lui - Anche lui ha bisogno di te, fatti coraggio, quando vi rivedrete sono sicura che riderete di queste cose. C’è una canzone che dice “someday we’ll look back on this and it will all seem funny” - Non ci credo - Davvero, è una bella canzone. Ops, scherzavo, non fare il broncio - Non ci credo che un giorno questo ci sembrerà divertente. - Come ti senti? - Un po’ meglio - Vuoi un cappuccino, una brioche? Una spremuta? - Lo sai che non bevo la spremuta, perché me lo chiedi? - Sì, lo so che non la bevi. Ma a volte anche quello che so ha bisogno di conferme. - Niente spremuta. Cappuccino e brioche al cioccolato. - Ok. Anche per me lo stesso. E aggiungo una spremuta.
Colazione
- Com’è? - Piove - Beccamatta, com’è il cappuccino. E poi non piove - E’ buono. Scotta. E a me sembra che piova - Oggi sei proprio di cattivo umore - Io non voglio avere figli. Non voglio fare quello che fai tu - Cioè? - Questa cosa che fai con me, che cerchi di farmi arrivare a sera senza farmi capire - Io non faccio questo - Forse non vuoi farlo ma lo fai - Io… - Mi ricorderò di questa discussione la prossima volta? - Non lo so - E tu te lo ricorderai? Mi dirai le stesse cose? - Non lo so - E a Matteo dici le stesse cose? - Sì. Il barista ci guarda - Lascialo guardare, magri ci vede sparire. Un testimone di questo oblio. - Perché dici oblio? - E’ un vuoto quotidiano, senza sapere se i giorni sono “tutti i giorni” o sono solo “i giorni” - Non capisco cosa intendi - Non lo capisco nemmeno io. Magari il barista lo capisce. Vado a chiederglielo? - Se vuoi - No, non voglio. Ma vorrei volerlo - Andiamo
Ritorno
- Torniamo a piedi? - Dobbiamo già tornare? - Be’, credo di sì - Non dobbiamo fare niente? Andare da qualche parte in particolare. Un luogo preciso - Siamo già venute qui, credo sia sufficiente - E quindi oggi sta finendo. Cosa facciamo una volta tornate a casa? - Per questo ho proposto di andare a piedi. E’ una bella passeggiata. E non piove - No - Hai sorriso. Ho visto, hai sorriso - Era un crampo - Che bel crampo che hai Becca, sei proprio carina con quella smorfia - Vorrei che me lo dicesse qualcuno che sono carina - Ma te l’hanno detto in tanti - Me ne ricordassi uno - Davvero non ricordi? Valerio? Te lo ricordi Valerio? In campeggio? - No - Alto, magro, capelli neri a scodella e un costume due taglie più grande - Carino. - No? - Poco. Vago. Un volto sfocato e le sue parole un fruscio - Ecco, tra quei fruscii c’era “sei carina” - E io gli ho detto “anche tu” ma solo per gentilezza - Probabile. Non era proprio una bellezza - E a te l’hanno mai detto? - Cosa? - “sei carina” - Ah, sembra quasi un insulto - No, dai - Scherzo. Sì. E ce lo diranno ancora. - Papà? - Anche. No, non lo so dov’è. - Non te l’ho chiesto - Forse volevo dirlo a me. - Hai mai saputo dove fosse? - Quando era con me sapevo che era con me. E quando non era con me era un mio pensiero e poi un mio ricordo - Che differenza c’è tra pensiero e ricordo? - Il tempo e l’amore. Hai la faccia a punto di domanda. - Esatto - I pensieri migliori, quelli che ami, diventano ricordi. E i ricordi importanti diventano rimpianti - Sempre? - Non credo ci siano regole. Tu puoi pensare quello che vuoi e ricordare quello che vuoi. - E cancellare il resto? - Giusto. E cancellare il resto - E se qualcuno stesse cancellando me? - Sarebbe uno stupido - Magari Valerio mi sta dimenticando - Probabile. Uno che mette un costume come quello non credo abbia buon gusto - Prendiamo l’autobus? Sono stanca di camminare - Ok
Oblio
- Mi piace la nostra casa - Anche a me - Mi fa sentire… a casa - Ah ah Beccamatta! - Appendiamo qualcosa a quella parete? - In effetti è un po’ vuota. Cosa vorresti mettere? - Non lo so - Cosa ti piace vedere? - Cose che non ho mai visto - Allora appendere qualcosa non e’ la scelta migliore - Forse. Pero’ la parete è vuota - Il vuoto è qualcosa - Ma se guardo non vedo niente - A parte il fatto che vedi comunque un muro… - Hai capito cosa intendo - Certo. Il vuoto non è il nulla. Il nulla è l’assenza di ogni cosa mentre il vuoto è il luogo della potenziale presenza di qualunque cosa - Allora appendiamo una foto nera - Nera? - Sì, le foto che non esponi. Quelle che scatti per sbaglio quando hai il tappo sull’obiettivo. - E cosa vorrebbe dire la foto nera? - A me, se credo a quello che mi hai detto, a me direbbe che quella è l’immagine di un luogo potenzialmente nuovo e diverso ogni volta che la guardo - Facciamo la foto allora! - Puoi farla a me anche se tieni su il tappo? - Ah ah Beccamatta!
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