Into the box, out of the blue

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    Dal box pieno di foto trovate, a turno il partecipante, rovistando (nella scatola trasformata in contenitore d’anime – inconscio collettivo) sceglie da 3 a 5 foto (ma potrebbe essere bendato e l’estrazione delle foto diventa casuale come se fossero le foto a scegliersi e scegliere).

    1695297802559box



    Selezionate le foto, vengono distese sul tavolo, l’immagine rivolta verso il soffitto, il partecipante in esercizio di fotografia proiettiva ha 30 min di tempo per creare una storia (può scriverla o semplicemente tenerla a mente, saranno le immagini a raccontare).

    Come procediamo?
    Ho immaginato lo sviluppo in due fasi: una preparatoria (1) l’altra espositiva-performativa-video (2).

    1) Nella fase preparatoria il partecipante a turno racconta la storia agli altri spettatori.
    Ci si potrebbe fermare quì: un gioco da tavolo coinvolgente dove il dispositivo immagine condivide, aggrega, la proiezione si sviluppa, l’inconscio collettivo si manifesta, l’immagine con i fantasmi che si porta appresso si manifesta e vive generando altre immagini con il racconto.

    2) Se volessimo procedere.
    Nella condivisione della storia generata dalle immagini scelte viene ricavato un script con il supporto dei partecipanti. La storia da orale diventa scritta, uno “script” perchè è pensato per la registrazione audio.
    La storia ora è su di un file.waw con la voce dell'autore.
    Uno sfondo nero (ce l’ho a casa) è il set dove l’autore della storia viene ripreso-video.
    L’autore sarà mascherato, rinneghiamo l’aura, siamo fantasmi, medium delle immagini.
    Maschera nera senza occhi e bocca, o maschera plague (non so come mi è venuta, ma forse è la ns memoria che vuole buttare fuori traumi).

    1695297845115black_mask
    1695297860356plague


    Nella ripresa video l’autore potrà agire con il suo corpo (performance?!) per la durata della registrazione dove la sua voce fuori campo racconta la storia.
    Performance “muta” il corpo non ha voce ma si esprime muovendosi o stando fermo come meglio crede, potrebbe anche mimare (anche fuori tempo) la storia che la voce registrata fuoricampo racconta.


    Output (in sintesi):
    - Video che riprende il corpo dell’autore mascherato, mentre la sua voce fuoricampo racconta la storia. (le foto originali, potrebbero essere comprese nella ripresa video, casualmente appoggiate sul pavimento con il tergo rivolto verso il soffito, capovolte)
    - Le fotografie scelte dall’autore che hanno generato la storia: rifotografate e stampate dimensioni 40 x 40 (cmq grandi rispetto alla dimensione originale, sono rinate).


    Naturalmente è solo una bozza in brainstorming da sviluppare e stravolgere se ci piace e ne abbiamo voglia.

    Edited by huncke - 21/9/2023, 14:19
     
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    non per sminuire la proposta, ma nel punto 1) è un tipo di esercizio - in genere utile - che si fa normalmente negli workshop di "fotografia creativa" per spingere le persone a uscire dalla concezione meramente documentaria della fotografia (Laura ad esempio fa sempre delle cose simili nei suoi mini-corsi, a volte anche passando dalla scrittura).
    Così fatto può anche essere un modo divertente per innescare qualche discussione o qualche idea in una serata di gruppo (tenendo conto appunto che è un esercizio piuttosto sfruttato, in questa o in altre forme).

    lo sviluppo 2) aggiunge altri media all'esercizio stesso ma non mi pare ne modifichi o arricchisca il senso, quindi non so, mi pare un'aggiunta un po' barocca da "famolo strano".

    esiste forse una possibilità 3) cioè che questa sia un'idea di progetto personale, e allora la cosa può avere un senso purché la storia elaborata e/o i metodi utilizzati per esporla abbiano la capacità di mobilitare qualche elemento emotivo/concettuale nell'autore stesso in modo da superare la dimensione dell'esercizio e farne un progetto, appunto, personale.

    più in generale tornare a lavorare sulla fotografia proiettiva piacerebbe anche a me...
    mi sono comprato un'edizione originale in tedesco di Simboli della trasformazione perché volevo usarla in un'idea di assemblaggio d quelle foto che usavo nelle nostre sedute di foto proiettiva, tipo "holy bible", ma l'idea è come sempre ferma al palo.
     
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    Si ricordo che avevamo fatto un esecizio del genere da una foto avevamo scritto una storia poi condivisa (da un ws che avevi fatto con Laura).

    Il processo è lo stesso, ma il contesto è diverso, valido sempre come esercizio se ci limitiamo alla fase 1). Le foto sono scelte (o estratte a caso) dal partecipante in relazione alla sua proiezione, le foto sono foto trovate, non semplici immagini, dunque passato memoria nostalgia dimenticanza oblio morte: materia da raccontare da rimettere in circolo.
    Quale sincronia nasconde l'incontro del qui & ora dell'immagine scelte con la scelta e quali saranno le nuove immagini prodotte dal racconto?

    Il punto due è sfidante per la parte performativa: è questa volta il corpo che parla muovendosi nella storia.

    Ho la versione in Italiano letta qualche anno fa, settimana scorsa ho recuperato tra gli scaffali psicologia e alchimia testo interessante ma non so quando lo leggerò.

    Stasera ne parliamo, non porto le foto perchè piove e poi rimaniamo a livello teorico...
     
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2 replies since 21/9/2023, 12:56   289 views
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